POSTALMARKET
A CASA BROCHE
Il
postalmarket fra gli anni ’70 e soprattutto ’80 del 1900 era un
sistema di vendita a domicilio che si materializzava in un catalogo
spedito in tutte le case degli italiani. Ma il postalmarket oltre ad
essere un business economico è stato altro. Ha riempito solitudini
giovani e vecchie. E’ stato un miraggio per desideri frustrati. Sul
catalogo potevi trovare una gamma così ampia di articoli
fotografati, che potevano soddisfare le esigenze di chiunque ne
sfogliasse le pagine.
C’erano
i costumi da bagno, i trapani per bricolage, le saponette, le
macchine fotografiche, le sementi del prezzemolo, vibratori erotici
spacciati per vibromassaggiatori per il collo, alberi di Natale,
ciabatte ortopediche, fattorie giocattolo, lampadari, tailleurs e
bijoux, friggitrici, acquari, sedie, shampo e smalto per unghie,
gabbie per gli uccellini.
A
ripensarci è stata l’evoluzione del bazar di paese e il precursore
dei grandi magazzini su scala mondiale. Ora la stessa gamma di
prodotti la puoi trovare negli ipermercati, ma ciò che rendeva
speciale il postalmarket era l’intimità in cui lo potevi leggere.
La fantasia che ti poteva ispirare: fattore impossibile in un
supermercato dove la privacy e il tempo sono annullati.
Le
caratteristiche del fenomeno sociale postalmarket su cui soffermerei
il pensiero sono gli aspetti del voyerismo e il ruolo avanguardistico
della pubblicità “a tappeto” di massa, precursore del consumismo
global.
Ho
voluto includere questo totem dalle sfumature globalizzanti degli
anni ’80, nel titolo di questa raccolta di racconti, perché essi
sono frutto di uno stile di vita anticonvenzionale e paradossalmente
equilibrato, Postalmarket e il contenuto di questi racconti diventano
perciò un ossimoro..